ARRIVA IL NUOVO MESSALE. APPORTATA QUALCHE MODIFICA ANCHE ALLA PREGHIERA DEL PADRE NOSTRO
Dopo quarant’anni il libro liturgico viene rinnovato. Il linguaggio ecclesiale viene contestualizzato a quello sociale e culturale odierno.
18-11-20
“E non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male”. Sarà questa una delle novità più rilevanti che dalla prima domenica di Avvento verrà inserita nelle celebrazioni liturgiche. La preghiera più importante della cristianità, il Padre Nostro, avrà qualche modifica.
E di cambiamenti, ve ne saranno pure altri.
La terza edizione italiana del Messale romano, arriva con una veste nuova, sarà adottato con il nuovo anno liturgico che inizia sabato sera 28 novembre. Dopo quasi quarant’anni di “onorato servizio”, dal 1983, il libro liturgico che tutti conosciamo cede il passo a una edizione rinnovata.
L’ elaborazione di questo nuovo messale, operazione coordinata dalla Cei, ha visto la collaborazione di una commissione multipla che ha coinvolti tanti i settori: dai biblisti ai liturgisti, dai latinisti agli italianisti, fino ai musicisti per le preghiere da cantare. Il nuovo Messale, infatti, è un invito anche a valorizzare il linguaggio del canto che, fino a ieri, era collocato in appendice del Messale stesso.
Strutturalmente parlando, il libro presenta un formato nuovo, più piccolo di quello d’altare e più grande di quello da sede, è rinnovato nella veste grafica, nel numero di pagine per la presenza della musica, nei caratteri di stampa, nelle illustrazioni.
I cambiamenti sono tanti. La maggior parte delle variazioni riguarda le formule pronunciate dal sacerdote. È stato introdotto un linguaggio più inclusivo. Nell’atto penitenziale si ricorre all’aggiunta delle “sorelle” accanto ai fratelli: “Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle”. «Questa è l’unica preghiera in cui il fedele si rivolge a Dio, ma anche in prima persona a tutti i presenti.
Stesso discorso è presente anche in altre parti del Messale, dove si ripresenta la questione.
Sempre all’interno dell’atto penitenziale si tornano a prediligere le formule greche “Kýrie, eléison” e “Christe, eléison” su “Signore, pietà” e “Cristo, pietà”.
Un’ulteriore modifica si ha nei saluti biblici iniziali, corretti dal punto di vista grammaticale. Non sentiremo più “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi”, ma il verbo al plurale “siano”, come un elenco di più elementi vuole.
Novità anche nel Gloria che adotterà la formula “pace in terra agli uomini, amati dal Signore” in sostituzione di “uomini di buona volontà”. Una preferenza giustificata dal ritmo: la distribuzione di sillabe e accenti permette che tutti i Gloria cantati a disposizione in italiano possano essere modificati automaticamente.
Nel Padre Nostro due sono i cambiamenti. Uno fortemente voluto da papa Francesco: “Non abbandonarci alla tentazione” in sostituzione di “E non ci indurre in tentazione”, che ribadisce un Signore non tentatore, ma di sostegno, e l’aggiunta di un “anche” nella frase “come anche noi li rimettiamo” che riprende l’esatta espressione latina. Per facilitare la memorizzazione di questi cambiamenti, sarebbe opportuno cantare la preghiera nella versione gregoriana. Nell’Agnello di Dio il sacerdote dirà: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello”. La “cena dell’Agnello” sostituisce la “cena del Signore” richiamando l’Apocalisse e il banchetto delle nozze dell’Agnello.
La necessità di rifare il Messale si palesa anche per l’inserimento di nuovi santi. Dal 1983, anno dell’uscita della seconda edizione del Messale, ad oggi sono stati proclamati molti santi e il calendario doveva essere aggiornato.
Tutti questi cambiamenti e miglioramenti del linguaggio rispondono a una maggiore contestualizzazione del linguaggio ecclesiale a quello sociale e culturale odierno. Il libro liturgico “cammina nel tempo” per poter parlare ed esprimere l’oggi dell’azione divina.